Tutta colpa di Garibaldi? - Azione Meridionalista

Promotore dell'iniziativa: Giancarlo Chiari
Data di Costituzione: 28 ottobre 2021
Il cavallo napolitano risale al I sec. D.C., epoca di Virgilio, quando l’icona del Sedile del Nilo fu adottata per la città. Era un corsiero scatenato, rampante e scuro perché costituito da bronzo; raffigurava lo spirito indomito dei napolitani. Storicamente tutti i territori dell’antico Regno di Napoli lo ebbero per emblema.
La triscele siciliana compare nell’isola nel VII-VI sec. A.C. e si armonizza perfettamente con la sua forma triangolare con i bracci che riproducono i tre Capi Peloro, Passero e Lilibeo. In epoca contemporanea ha preso definitivamente la sua forma attuale, presente nell’ultimo Regno di Sicilia.
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Tutta colpa di Garibaldi? Decisamente no !!
 
Premesso che Garibaldi è stato il killer di un delitto che nonostante le sue presunte capacità, non sarebbe stato in grado di portare a termine senza chi c’era dietro, la sua “impresa” non avrebbe mai potuto concretizzarsi senza che i suoi mandanti, parlo di quelli nascosti e non di quelli dichiarati formalmente, avessero fornito i mezzi e l’appoggio per realizzarla.
 
Vediamo quali sono le sue responsabilità e principalmente quali responsabilità non sono a lui riconducibili.
 
Non  mi dilungo sul come mai il personaggio è ammantato di irresistibile credibilità persuasiva che giocò un rilevante ruolo nel dare speranza a chi la desiderava. Faccio solo alcune considerazioni che confermano la mia tesi: Lui diventa “Eroe dei 2 mondi” perché  è costretto a scappare dai Savoia che lo  condannarono alla pena di morte ignominiosa in contumacia in quanto considerato nemico della Patria e dello Stato. Diventa un massone e svolge una serie di imprese corsare in Sudamerica connotate sempre da obiettivi di appropriazione violenta di proprietà monetarie altrui comandando imprese finalizzate anche negli interessi della corona britannica.
 Premesso ciò non ritengo credibile che egli venisse messo a capo dell’impresa dei mille con il piacere dei Savoia ma senz’altro imposto da chi aveva il potere di imporre il personaggio a questa casa regnante. Ciò è provato anche dal tentativo di tenere per sé il frutto dell’impresa dei mille; ma non aveva fatto i conti con i suoi veri mandanti che avevano comprensibili obiettivi diversi: Dare ai Savoia il controllo del Regno delle Due Sicilie e distruggere un Regno che dava molto fastidio principalmente perché, non allineato, possedeva la terza marineria commerciale dell’epoca egemonica su un  Mediterraneo che stava per essere collegato tramite il canale di Suez all’oceano Pacifico. Per quanto detto si comprende chiaramente che il Regno delle 2 Sicilie è stato oggetto di una conquista organizzata dai poteri forti dell’epoca ed il ruolo di Garibaldi nell’accaduto lo considererei marginale e le sue promesse alle popolazioni contadine, forse fatte anche in buona fede, dipendevano dal fatto che egli si riteneva l’unico responsabile del loro  mantenimento ma come sappiamo non sarà così con l’agiografica affermazione “Obbedisco” consegnerà il bottino nelle mani di chi poi lo gestirà malissimo. Da queste mie parole si comprende quindi perché non ritengo Garibaldi il principale responsabile di quello che successe dopo l’unificazione italiana. Ma quando poi lui diventa per gli italiani di allora e fino ad oggi il personaggio che conosciamo permettetemi di “utilizzarlo” a favore delle rivendicazioni meridionaliste. Non so se avesse una coscienza molto marcata ma nella lettera, oramai famosa del 7 luglio 1868 egli fa delle affermazioni che possiamo ritenere fondanti delle rivendicazioni meridionaliste. Ma se Garibaldi diventa un meridionalista, abbiamo anche appreso dalla viva voce della, da poco scomparsa, Anita Garibaldi sua pronipote che suo figlio Ricciotti va a combattere al fianco dei NON Briganti comprenderete il  mio disappunto nel ritenere Giuseppe Garibaldi il principale responsabile di quanto accaduto nel meridione d’Italia dopo la sua impresa. I veri responsabili sono da ricercare altrove e vi invito a farlo senza sosta.  Garibaldi è il condottiero di un’impresa organizzata da altri, loro sono i veri responsabili dell’impresa. Per quanto attiene poi le discutibili, deprecabili, incapaci, ingiuste, inaccettabili modalità gestionali con cui i governi italiani, che si sono succeduti tra la monarchia e la repubblica, hanno amministrato il meridione d’Italia, tali azioni gestionali è ovvio che non le possiamo imputare a Garibaldi che poi scrisse la lettera citata in aperta contestazione delle stesse.
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